"Meménto Homo quia pùlvis es, et in pùlverem revertéris" (Gn 3,19).
Compagnia della Buona Morte
sotto il patrocinio dei santi Giuseppe, Michele e Benedetto
L'Aborto e il Limbo
dei bambini non battezzati
L'aborto volontario è un peccato mortale gravissimo, consistente nell'omicidio di un essere umano innocente. Tutti coloro che lo consigliano, vi cooperano materialmente o moralmente, direttamente o indirettamente sono colpiti da scomunica latae sententiae.
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L'aborto è l'omicidio diretto di un bambino nel grembo materno. Le conseguenze traumatiche per la madre che lo ha voluto si manifestano nella "sindrome post-aborto" attraverso:
depressione, tendenze suicide, tendenze all'alcolismo e all'uso di droghe, incubi, insonnia, rimorsi, tormenti interiori psicologici e spirituali, disturbi della psiche e della sessualità, anoressia, bulimia ecc.
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Ma la conseguenza peggiore di questo peccato così grave e così diffuso al giorno d'oggi è la condanna di queste creature al Limbo dei bambini non battezzati.
L'Aborto è sempre gravemente illecito
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«La vita di qualsiasi innocente è fondata su un diritto proveniente direttamente da Dio e non dai genitori o dallo Stato o da qualunque altra autorità umana; essa ha per sua natura una personale indipendenza e un fine ultimo proprio. È vero che l’uomo è membro dello Stato; tuttavia, non esiste per lo Stato, bensì è lo Stato che è ordinato per l’uomo, a differenza delle membra del corpo, che sono funzionalmente ordinate al benessere di tutto l’uomo. Perciò è lecito privare l’organismo umano di un membro per la salute del tutto, mentre è illecito togliere la vita a un innocente, minorato o dannoso, per un preteso benessere dello Stato (cfr. Pio XII, allocuz. all’VIII Congr. Internaz. dell’Assoc. Med. Mond., 30 sett. 1954; AAS, XLVI, 1954, p. 587-598)».
(E. JONE, Compendio di Teologia Morale, n. 213)
«L’uccisione diretta del feto è sempre gravemente colpevole, è un omicidio.
Neppure per salvare la vita della madre è, quindi, lecito intaccare la vita del feto vivente,
per es. con la craniotomia, embriotomia, ecc. Così pure è sempre proibito «sub gravi»
l’aborto, anche se, (non ricorrendo ad esso) dovessero perire figlio e madre; ciò vale pure
nel caso di gravidanza extrauterina.
[…]
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La proibizione di sopprimere direttamente il bambino nel seno materno è fondata sugli
stessi motivi che rendono illecita l’uccisione diretta di qualsiasi altra persona innocente.
Ogni uomo infatti ha un fine ultimo personale ed eterno da raggiungere: l’eterna felicità
nella visione beatifica di Dio. Inoltre ogni uomo ha l’obbligo di tendere a questo fine ultimo
per tutto il tempo della sua esistenza, dono di Dio stesso. Affinché l’uomo possa adempire questo suo grave obbligo, Dio gli diede, non il diritto sulla vita, ma il diritto alla vita, cui egli non può rinunziare. E poiché questo diritto non proviene né dai genitori né, molto meno, dallo Stato o da qualsiasi altra autorità umana, nessuno può intromettersi in questo diritto togliendo direttamente ad un innocente la vita per raggiungere fini personali. Di conseguenza nessun uomo e nessuna autorità umana [es. lo Stato] può dare ad uno il diritto di uccidere direttamente un innocente [es. la Legge 194]. L’uccisione diretta di un innocente non si può giustificare con nessuna teoria e nessun punto di vista medico, eugenetico, sociale, economico. Neppure il più nobile degli scopi, quale è per es. la salvezza della madre, giustifica l’uso di mezzi intrinsecamente illeciti. Chi afferma la liceità dell’uccisione diretta del bambino nel seno materno per salvare la madre, per essere coerente, dovrebbe pure ammettere che per il bene comune sarebbe lecita l’uccisione diretta di qualunque innocente. Questa mostruosa teoria, applicata purtroppo molte volte, che dice lecita la distruzione di una vita senza valore, è logica conseguenza dell’altra teoria che difende come lecita l’uccisione diretta del bambino nel seno materno».
(E. JONE, Compendio di Teologia Morale, n. 214)
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La Vita Eterna vale più della vita temporale
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«Quando lo richiede la salvezza eterna del prossimo, che si trova in estrema necessità (per esempio un bambino che morirebbe senza battesimo se non glielo amministrassimo), siamo obbligati per carità, sotto pena di peccato mortale, a soccorrerlo, anche con grave pericolo della nostra vita. Vale di più eterna la vita eterna del prossimo che la nostra vita temporale.
Questo principio trova le sue applicazioni soprattutto nel campo della ginecologia (è un crimine l’aborto volontario, anche quello chiamato “terapeutico”, per salvare la vita della madre, dal momento che si sacrifica la vita eterna del bambino che muore senza battesimo per salvare la vita temporale della madre, che vale infinitamente di meno); e nell’assistenza spirituale a infermi contagiosi».
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(A. Royo Marìn, Teologia della Perfezione cristiana, San Paolo, Torino, 1994, pp. 619-620)
Che cos'è il "Limbo dei bambini non battezzati"?
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Il Limbo è un luogo eterno "dove non è premio soprannaturale nè pena; perchè, [i bambini morti senza battesimo] avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il paradiso, ma neppure l'inferno e il purgatorio".
(Catechismo di San Pio X n. 100)
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"Etimologia (dal latino limbus = lembo) vuol dire un luogo confinante con un altro. Nella dottrina cristiana si designò con questo nome il luogo dove le anime dei giusti morti prima di Gesù Cristo attendevano la venuta del Redentore divino a liberarle ed introdurle nel Paradiso e dove dopo Gesù Cristo dimorano le anime dei bambini morti senza battesimo e quindi prive della grazia santificante indispensabile per la visione beatifica e il possesso di Dio nel che consiste appunto il Paradiso. Il Limbo dei Padri è venuto a cessare con la Resurrezione gloriosa e salvifica del Cristo nel quale essi credettero; il Limbo dei bambini rimane come luogo di pena non del senso ma solo del danno, in quanto quelle anime innocenti non vedono Dio, ma non ne soffrono, perché, mancando della grazia soprannaturale, non ne sentono neppure il desiderio; lo conoscono e lo amano serenamente come è possibile nella perfezione puramente naturale". (cf. Pesch. Praelect. dogm. III nn. 287-195).
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(ENCICLOPEDIA DEL CRISTIANESIMO, Mons. Armando Fattinnnanzi (a cura di);
Imprimatur E. Vicariatus Urbis, die 25 oct. 1947, Aloysius Traglia Archep.us Caesarien.)
E' una verità di Fede o un'ipotesi teologica?
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Il Limbo dei bambini morti senza battesimo è una verità certa definita dal Concilio di Cartagine nel 418 e confermata dal costante e ininterrotto Magistero dei Papi e dei Concili. L'esistenza del Limbo è una verità talmente prossima alla Fede che non si può negarla senza attentare all'efficacia del Battesimo. Infatti, il Limbo dei bambini morti senza battesimo oltreché essere sanzionato dalla testimonianza dei Santi e dei Dottori della Chiesa, e comprovato dalla Liturgia tradizionale della Chiesa Cattolica Romana, è una verità senza la quale lo stesso Battesimo perderebbe la sua ragion d'essere, venendo meno la sua necessità per la salvezza.
-cisione di Gesù Cristo, non operata da mano di uomo (Col 2,11). In fine se è vero, come proclama l'Apostolo, che la morte ha esteso il suo regno a causa della colpa di un solo individuo, a più forte ragione coloro che ricevono l'abbondanza della grazia, dei doni e della giustizia, devono regnare nella vita, per opera di uno solo. Gesù Cristo (Rm 5,17). Orbene, poiché a causa del peccato di Adamo i bambini contraggono la colpa originale, a più forte ragione, per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo, potranno essi conseguire la grazia e la giustizia, per regnare nella vita, cosa però impossibile senza il Battesimo.
La Dottrina del Concilio di Trento
"Nessun insegnamento è più necessario di questo: che la legge del Battesimo è prescritta dal Signore per tutti gli uomini, i quali, se non rinascono a Dio con la grazia del Battesimo, son procreati dai loro genitori, siano questi fedeli o no, per la miseria e la morte eterna. Molto spesso i pastori dovranno commentare la sentenza evangelica: "Chi non rinascerà per acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio" (Gv 3,5). L'universale e autorevole sentenza dei Padri dimostra che questa legge va applicata non solo agli adulti, ma anche ai fanciulli e che la Chiesa ha ricevuto simile interpretazione dalla Tradizione Apostolica. Come si potrebbe credere del resto che Gesù Cristo abbia voluto negare il sacramento e la grazia del Battesimo a quei bambini di cui disse un giorno: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli" (Mt 19,14) e che abbracciava, benediva, accarezzava (Mc 10,16)? Inoltre, quando leggiamo che Paolo battezzò un'intera famiglia, appare chiaro che anche i fanciulli di quella furono bagnati al fonte della salvezza (1 Cor 1,16; At 16,33). Inoltre la circoncisione, simbolo del Battesimo, raccomanda fortemente tale consuetudine. E' noto infatti che i fanciulli solevano essere circoncisi nell'ottavo giorno dalla nascita. Nessun dubbio che se la materiale circoncisione, con l'eliminazione di un elemento corporeo, giovava ai bambini, ai medesimi dovrà recar giovamento il Battesimo, che è la circon-
Perciò i pastori insegneranno che i bambini devono assolutamente essere battezzati. […] Occorre esortare costantemente i fedeli perché portino i loro figli, non appena possono farlo senza pericolo, alla chiesa e li facciano battezzare con la solenne cerimonia. Si pensi che ai piccoli non è lasciata alcuna possibilità di guadagnare la salvezza, se non è loro impartito il Battesimo. Quanto grave dunque è la colpa di coloro che li lasciano privi di questa grazia più del necessario, mentre la debolezza dell'età li espone a innumerevoli pericoli di morte".
(Catechismo del Concilio di Trento, n. 177)
Curato dal cardinal San Carlo Borromeo e promulgato dal Papa San Pio V nel A.D. 1566
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Il Limbo nella Liturgia
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Nella solennità liturgica della Veglia di Pasqua, cuore e culmine della vita della Chiesa, il Preconio pasquale canta la liberazione dal peccato originale con queste chiarissime parole: «Nihil enim nobis nasci profuit, nisi redimi profuisset». Ossia: «A nulla ci avrebbe giovato il nascere, se non fossimo stati redenti». Questo verso dell'Exultet insegna che la natura, cioé la carne e il sangue, non giova alla salvezza ma solo la Grazia santificante può rendere abile l'uomo a ricevere il premio soprannaturale della Vita Eterna.
La liturgia è la fede pregata ossia il dogma espresso nella preghiera ufficiale della Chiesa. Non solo, la liturgia è regola della fede secondo il noto adagio "lex orandi, lex credendi". Inoltre, nella liturgia tradizionale della Chiesa, cioé quella trasmessa ininterrottamente fino a noi dagli Apostoli e in vigore per quasi duemila anni fino all'avvento della rivoluzione liturgica di Paolo VI, non si celebra alcuna Messa per i bambini morti senza battesimo, segno chiaro della fede nel Limbo dei bambini. Al contrario, per quei bambini morti prima dell'età della ragione e rigenerati dalla grazia santificante del Battesimo la Chiesa ha sempre celebrato una Messa festosa, con i paramenti bianchi, le campane dispiegate a festa, accompagnata da canti di lode e di gioia: anche questo è un segno e una manifestazione eloquente della fede della Chiesa nella certezza della salvezza e della santità di questi bambini divenuti, per mezzo del Battesimo, figli di Dio e meritevoli del Paradiso.