top of page

Chiesa e cremazione dei cadaveri

1. NATURA — La cremazione è la violenta distruzione del cadavere umano per mezzo del fuoco o di grande calore. Praticamente è sempre accompagnata da un rito funerario, il quale, però, non è ne­cessariamente un rito religioso. Può avere un carattere civile e profano. Bisogna di­stinguere la cremazione propriamente detta, usata cioè nei casi comuni, e la cremazione che è una mi­sura igienica straordinaria e necessaria per circostanze speciali (guerra, peste), per evi­tare pericoli imminenti, che non possono essere eliminati mediante l’inumazione.

2. CENNI STORICI — La cremazione in una forma molto semplice e rozza (p. es. il rogo) fu in uso presso alcuni popoli pagani, p. es. quelli che prima dei Canaaniti abitavano nella Palestina. Dei Caldei, dei Medi e Per­siani, dei Greci e dei Romani si può dire che accanto all’inumazione quale pratica più comune e più stabile, si praticava ta­lora anche la cremazione, la quale però non fu mai di uso comune e spesso fu combattuta e riprovata. Il popolo Ebraico e poi i Cri­stiani hanno sempre rigettato la cremazione come indegna e non conveniente con la riverenza dovuta al corpo umano. Alla fine del sec. XIII un movimento di alcuni gruppi di cristiani che volevano praticare un tipo di cremazione speciale, fu facilmente spento dal papa Bonifacio VIII. Tentativi, anche nella legislazione civile, durante la Rivoluzione Francese, non eb­bero nessun effetto permanente. Successo più durevole, benché assai limitato, ebbe l’azione delle società massoniche ed anticat­toliche, iniziata circa il 1870, prima in Italia. Tale azione aveva un indirizzo anticristiano, ed i massoni speravano di combattere in tal modo la fede nella risurrezione dei corpi. Forni crematori furono costruiti in Padova (1872), poi in molti altri paesi in Europa e negli Stati Uniti. Le legislazioni civili, che fin allora non ammettevano se non la inumazione, furono cambiate, e così anche la cremazione divenne un atto legalmente riconosciuto. Però, nonostante la propaganda, la grande massa del popolo, anche non cristiano, ha sempre respinto la cremazione. Il nu­mero dei corpi cremati è relativamente molto piccolo.

[N.d.R. Purtroppo questo dato non è più conforme alla realtà, giacché questo Dizionario di Teologia Morale fu composto nel 1957. Da allora, a causa del ribaltamento operato da Paolo VI in materia di sepoltura, la tendenza si è invertita, e ad oggi aumentano i cristiani che prediligono la cremazione all'inumazione]

3. MORALITÀLa Chiesa cattolica è con­traria alla cremazione e la sua autorità suprema ha vietato espressamente le seguenti azioni: a) cremare una salma; b) formalmente coope­rare alla cremazione (v. Cooperazione); c) dare ordine che il proprio corpo o quello di un altro sia cremato; d) far parte di una società, i membri della quale si impegnano a far cremare il corpo proprio e quello delle persone di cui possono disporre; e) dare l’assoluzione sacramentale ad una persona che ha ordinato che il suo corpo sia cremato e che non vuole revocare tale ordine; dare a questa stessa persona, dopo la morte, la sepoltura eccle­siastica (S.C.S. Off. 1886 e can. 1203, 1240 § 1 n. 5, e 2339).

La ragione per la quale la Chiesa si op­pone alla cremazione non è perché essa sia in con­trasto con un dogma della fede cattolica. La risurrezione non è più difficile dopo la cremazione che dopo la corruzione naturale tota­le del corpo sepolto. I massoni ed altri se­dicenti illuminati nemici della fede hanno non di rado, anche in questo punto, idee puerili riguardo alla dottrina cattolica. La Chiesa cattolica condanna la cremazione, prima di tutto perché essa è contraria all’antichis­sima tradizione cristiana ed umana, all’uso antico quanto lo stesso genere umano, e radicato nei giusti sentimenti di riverenza per il corpo umano, organo dell’anima san­tificata dalla grazia e dalla vita divina; tempio dello Spirito Santo. Sappiamo bene che di per sè e per il corpo la cremazione non è più nociva e più ripugnante che la corruzione naturale, ma per noi la riverenza chiede che il corpo sia lasciato intatto: che non sia distrutto violentemente, ma deposto pia­mente nella terra, come seme che un giorno risusciterà a nuova vita. La sepoltura non soltanto è più adatta alla liturgia tradi­zionale della Chiesa, ma a qualsiasi rito funerario che vuole esprimere ed inculcare ai circostanti i grandi misteri della morte cristiana e della vita dopo la morte. Un motivo secondario e passeggero del divieto ecclesiastico era ed è ancora (benché ades­so un po’ meno) la tendenza anticristiana dei propugnatori della cremazione. Bruciare un corpo non è dunque un atto cattivo per intima natura, ma è anche falso dire che si tratta di una pura legge positiva. La Chiesa in­fatti non cambierà la sua posizione riguar­do alla cremazione. Da ciò che abbiamo esposto di­venta altresì chiaro, che non è proibito bru­ciare i corpi umani, quando in circostanze straordinarie (p. es. epidemia) questo sia il mezzo necessario per evitare pericoli o per combattere l’epidemia stessa.

La voce CREMAZIONE è tratta dal Dizionario di Teologia Morale, diretto da Francesco Roberti (Segretario della S. Congregazione del Concilio). Segretario di Redazione: Pietro Palazzini (Ordinario di Teologia Morale nel Pontificio Ateneo Lateranense). Seconda edizione riveduta ed ampliata. Editrice Studium, Roma 1957.

(Nihil obstat Tiferni Tib.ni die 26 aprilis 1957, Quintilius Bianchi – Rev. Eccl. IMPRIMATUR, Tiferni Tib.ni die 26 aprilis 1957† ALOYSIUS CICUTTINI Episcopus)

Cosa prevede il Magistero della Chiesa?

 

Il Codice di Diritto Canonico detto "piano-benedettino" perché ordinato da Papa San Pio X ma promulgato dal suo successore Benedetto XV nel 1917, stabiliva in linea con la prassi ininterrotta della Chiesa e con la Dottrina Cattolica di sempre, quanto segue:

​

Sepoltura ecclesiastica.

​

1203-1204. I cadaveri dei fedeli devono seppellirsi, riprovata la cremazione, la quale non può farsi anche se imposta per contratto, testamento o altro. Per sepoltura ecclesiastica s’intende il trasporto del cadavere alla chiesa, i funerali e il legittimo seppellimento.

[Codex Iuris Canonici 1917, Libro III, Titolo XII can. 1203-1204]

Concessione e diniego della sepoltura ecclesiastica.

​

1239-1242. Non si ammetterà alla sepoltura ecclesiastica chi non è battezzato. I catecumeni sono ammessi, se ancora non battezzati senza loro colpa; e i battezzati, purché non ne siano privati. Ne sono privati, se non pentiti, i notori apostati, eretici, scismatici, massoni o altri settari, scomunicati e interdetti con sentenza; suicidi, morti per duello, chiunque avesse ordinata la cremazione, anche non eseguita, altri peccatori pubblici”.

 

[Codex Iuris Canonici 1917, Libro III, Titolo XII, cap. III, can. 1239-1242

La cremazione nell'analisi critica

di Romano Amerio

“Le esequie non sono sempre un segno di religione e vengono talora concesse dal clero per ragioni di decenza, per riguardi umani e sociali, contro le disposizioni del diritto che le riservano ai soli cristiani che abbiano compiuto l’atto del morire con le disposizioni di consenso, di fede e di contrizione che costituiscono il ben morire. Sant’Agostino nell’opuscolo De cura pro defunctis gerenda insegna che le sepolture giovano ai morti, i quali ignorano ormai le cose di qua, soltanto indirettamente, perché visitando le tombe i vivi son richiamati a ricordarli e a pregare per loro. Tuttavia bisogna prendersi cura dei corpi in quanto essi furono compagni dell’anima nelle opere buone o malvagie della vita e soprattutto perché, dopo aver integrato nel corso terreno la persona umana, torneranno a integrarla nella resurrezione finale di cui è causa il Cristo con la resurrezione propria. Ora, se l’immortalità dell’anima è dogma di tutte le religioni, la resurrezione dei corpi è invece dogma esclusivo del Cristianesimo, ed è di tutti il più ostico alla ragione, oggetto di pura fede, primo ed ultimo dei paradossi.

​

​

​

Quando san Paolo venne nel 51 ad Atene, la capitale della teocrasia gentilesca, filosofi epicurei e stoici lo trassero dall’agorà sull’Areopago per meglio ascoltare l’uomo straordinario, ma quando l’Apostolo avviò il discorso della resurrezione dei morti lo abbandonarono dicendo: «Su questo punto, un’altra volta» (Act., 17, 16-34).

L’antichissimo e mai intermesso costume di interrare i morti deriva dall’idea evangelica e paolina del seme interrato e del corpo seminato corruttibile e risorgente immortale (I Cor., 15,42). La sepoltura imitava soprattutto la sepoltura di Cristo. La Chiesa non ha mai ignorato che anche quella riduzione in polvere che risulta dalla cremazione non pregiudica alla ricostituzione dei corpi risorgenti, ma una religione in cui tutta la realtà è segno, non poteva disconoscere che la combustione del cadavere è un antisegno della resurrezione. Non è che l’incinerazione contraddica direttamente all’idea della resurrezione, ma certo leva di mezzo tutta la simbolica dell'inumazione e priva di significato i mirabili vocaboli stessi trovati dai primi cristiani: cimitero, cioè dormitorio; camposanto, cioè luogo di consacrati a Dio; deposizione, non nel senso fisico di porre già entro la terra, ma nel senso legale, onde le salme sono date in deposito da restituire il giorno della resurrezione. Questi valori simbolici parvero così potenti che la Chiesa li fece trapassare in valori teologici: il far cremare la propria salma fu tenuto per professione dì incredulità. Benché molte volte la preferenza data alla cremazione potesse dipendere, anziché da irreligione, dalla irragionevole paura di andar sotterra ancor vivo, il canone 1203 [CIC 1917 n.d.r.] considerava illegittime e come non date le disposizioni testamentarie per la cremazione. Il nuovo codice [CIC 1983 n.d.r.] al canone 1176 ha formalmente ammessa la cremazione nelle esequie, confermando la grande innovazione di Paolo VI. In città dove si trova un forno crematorio il numero delle cremazioni è venuto rapidamente a superare quello delle inumazioni.

Si trova nel paganesimo l’immortalità delle anime, ma vi manca affatto la discriminazione rimeritoria: tutte indistintamente cadono in una condizione buia che è una vita senza vita. Si trova parimenti nelle religioni misteriosofiche qualche barlume di discriminazione morale e di vita perfetta e beata. Ma in nessunissima credenza, fuorché nel Cristianesimo, si trova chiaramente che i corpi risorgano un giorno ripigliando il filo dell’identità della persona ridivenuta «tutta quanta» (Par., XIV, 45).

Ora, questa verità osticissima alla ragione è il punctum saliens del sistema cattolico ed è per nutrire la fede in essa che la Chiesa, pur avendo varietà di sepolture, da quella dentro le chiese (che cominciò coi màrtiri), a quella nei sagrati attorno alle chiese, a quella dei cimiteri fuori dell’abitato consacrati, a quella dei cimiteri non consacrati, rifiutò però sempre di bruciare i cadaveri. In morte l’uomo non è più, ma il corpo, che fu uomo, e che sarà uomo nella resurrezione finale, è degno di rispetto e di cura.

La perdita dell'originalità della Chiesa, anche in cose di tradizione immemorabile e di alto senso religioso, rientra nel generale fenomeno dell'accomodazione al mondo, della decolorazione del sacro, dell'invadente utilismo e dell'eclissazione del primario destino ultramondano dell'uomo”.

[R. Amerio, Iota unum, Fede e Cultura, pp. 575-576]

bottom of page