top of page

Vita di Penitenza

La Compagnia della Buona Morte nello spirito di restaurazione della vita cristiana, in ossequio alla Tradizione bimillenaria della Chiesa e per rispondere alla chiamata della Vergine Maria a Fatima, ripropone niente più che le pratiche penitenziali (digiuno e astinenza) da sempre stabilite e/o raccomandate dal Magistero della Chiesa. 

Nella Chiesa Cattolica tutti i battezzati sono tenuti ad osservare, oltre i Dieci Comandamenti e il supremo Comandamento della Carità (“Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e il prossimo come te stesso”), anche i Cinque Precetti generali della Chiesa. Essi sono: «leggi con le quali essa [la Chiesa], applicando i comandamenti di Dio, prescrive ai fedeli alcuni atti di religione e determinate astinenze». 

(Catechismo della Dottrina Cristiana, ovvero di San Pio X, n. 410)

In particolare essi prescrivono:

  1. Udir la Messa la Domenica e le altre feste comandate;

  2. Non mangiare carne nei giorni di astinenza e digiunare nei giorni prescritti;

  3. Confessarsi almeno una volta l’anno e comunicarsi almeno a Pasqua;

  4. Soccorrere alle necessità della Chiesa, contribuendo secondo le leggi o le usanze;

  5. Non celebrare solennemente le nozze nei tempi proibiti;

​

"L'osservanza della Quaresimainsegna Benedetto XIV -, è il vincolo della nostra milizia; con quella ci distinguiamo dai nemici della Croce di Gesù Cristo; con quella allontaniamo i flagelli dell'ira divina; con quella, protetti dal soccorso celeste durante il giorno, ci fortifichiamo contro i prìncipi delle tenebre. Se ci abbandoniamo a tale rilassamento, è tutto a detrimento della gloria di Dio, a disonore della religione cattolica, a pericolo per le anime cristiane; né si deve dubitare che tale negligenza non possa divenire sorgente di sventure per i popoli, di rovine nei pubblici affari e di disgrazie nelle cose private". [Breve "Non ambigimus", 30 maggio 1741]

 

I Cinque Precetti generali della Chiesa 

​

​

La penitenza nella Dottrina tradizionale della Chiesa:

Il Catechismo di Papa San Pio X

218. Che ci proibisce il secondo precetto con le parole: Non mangiar carne nel venerdì e negli altri giorni di astinenza?

Il secondo precetto con le parole: Non mangiar carne nel venerdì e negli altri giorni di astinenza, ci proibisce di mangiar carne nel venerdì (giorno della Passione e Morte di Gesù Cristo) e in alcuni giorni di digiuno.

​

Il peccato crea un debito di colpa, che viene tolto col perdono, e un debito di pena, che si sconta con la penitenza.

La prima penitenza, necessaria per il perdono della colpa e per la remissione della pena, è il pentimento. Però difficilmente il pentimento è così perfetto da meritare il condono di tutta la pena. Ordinariamente ottiene la remissione solo di una parte della pena. L’altra parte dovrà essere scontata o con la penitenza e mortificazione volontaria in questa vita, o con le pene del Purgatorio. E’ quindi necessario che facciamo opere di penitenza, sia per eccitare un più vivo dolore dei peccati, sia per scontare la pena.

Siccome siamo così indolenti che difficilmente ci decidiamo alla penitenza e alla mortificazione volontaria, la Chiesa col Secondo Precetto ci vuole ricordare il nostro dovere e ci prescrive alcune forme di penitenza, che si concretano nel digiuno e nell’astinenza da alcuni cibi in determinati giorni.

Recenti disposizioni della Santa Sede prescrivono l’astinenza tutti i venerdì dell’anno, il mercoledì delle Ceneri, la vigilia dell’Immacolata Concezione e la vigilia di Natale, con facoltà di anticiparla al 23 dicembre.

Non è più obbligatoria, ma consigliabile, l’astinenza nei sabati di Quaresima, nei tre giorni (mercoledì, venerdì e sabato) delle Quattro Tempora, nella vigilia di Pentecoste, dell’Assunzione e di Ognissanti.

La legge dell’astinenza impone l’astensione dalla carne (compreso il lardo solido) e dal brodo di carne. Per carne s’intende quella degli animali a sangue caldo (bovini, ovini, pollame, uccelli). Non è proibita la carne degli animali a sangue freddo (pesci, lumache, rane, ostriche, gamberi, lontre, castori…). La legge dell’astinenza obbliga sotto pena di peccato grave (eccetto il caso che si tratti di piccole quantità, inferiori a una porzione di carne) tutti quelli che hanno compiuto sette anni e che non siano scusati da una causa grave o da dispensa legittima.

Sono scusati i mendicanti, i malati che hanno bisogno di carne, quelli che fanno lavori pesanti (p.es. lavoratori delle miniere), i dipendenti ai quali non è permesso di magro (eccetto il caso che sia fatto in dispregio delle leggi della Chiesa), i militari, i viaggiatori e quelli che non possono trovari cibi di magro, come quando per sbaglio è stato preparato di grasso e non è facile trovare di magro.

 

RIFLESSIONE

In conseguenza della guerra la legge dell’astinenza è stata ristretta a pochi giorni dell’anno.

ESEMPI

  1. Nabuchodonosor teneva vicino alla reggia una specie di collegio di giovani scelti, che venivano educati e nutriti in modo principesco, ed erano destinati a divenire ministri e cortigiani. Tra i giovani vi erano gli ebrei Daniele, Anania, Misaele e Azaria, i quali erano angustiati perché venivano spesso serviti alimenti proibiti dalla legge di Dio. Avendo chiesto al sovrintendente che servisse loro soltanto acqua e legumi, e avendo questi risposto che se il re li avesse trovati dimagriti lo avrebbe punito con la morte, Daniele gli propose di far la prova per dieci giorni. La proposta fu accettata e dopo dieci giorni furono trovati più floridi degli altri. Dio li colmò di sapienza e dopo tre anni, condotti davanti al re, piacquero più di tutti e per l’aspetto fisico e per la sapienza straordinaria, superiore a quella di tutti i saggi e indovini del vasto impero.

  2. San Paolo eremita, che visse nella solitudine del deserto dall’età di quindici anni fino a quella di centrotredici, non prese mai più di un pasto al giorno, che consisteva in frutti di palme e in un mezzo pane, che gli veniva portato da un corvo misterioso.

219. Che cosa ordina il Secondo Precetto con le parole: Digiunare nei giorni prescritti?

Il Secondo Precetto con le parole: Digiunare nei giorni prescritti, ordina di osservare il digiuno ecclesiastico.

​

Per insegnarci la penitenza sotto forma di digiuno, Gesù Cristo volle digiunare egli stesso per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto, prima di dare inizio alla vita apostolica.

La Chiesa ha prescritto la penitenza del digiuno per indurre i suoi figli a imitare l’esempio del Maestro divino e per irrobustirli nella virtù, in modo che possano domare le passioni, che sono più forti ed esigenti quando il corpo è ben pasciuto e soddisfatto in tutti i suoi gusti.

Non bisogna confondere il digiuno «ecclesiastico», di cui parla il Catechismo in questo numero, col digiuno eucaristico, di tre ore, richiesto prima della Comunione per il rispetto dovuto all’Augustissimo Sacramento. Il digiuno ecclesiastico è richiesto dalla necessità di fare penitenza.

​

Per indulti e dispense della Santa Sede (28-01-1949, 17-07-1957, 3-12-1959) in favore dei fedeli di rito latino, l’obbligo del digiuno attualmente è limitato al mercoledì delle Ceneri, al Venerdì Santo, alla Vigilia dell’Immacolata Concezione e alla Vigilia di Natale, che può essere anticipata al 23 dicembre.

​

Non è più in vigore l’antica legislazione ecclesiastica (che tuttavia è sempre consigliabile), la quale prescriveva il digiuno ecclesiastico in Quaresima, nelle Quattro Tempora e nelle vigilie di Pentecoste, dell’Assunzione e d’Ognissanti.

​

Il Sommo Pontefice Pio XII esortò vivamente i fedeli che non seguono la vecchia legislazione e si servono degli indulti, che riducono l’obbligo dell’astinenza a tutti i venerdì dell’anno e l’obbligo del digiuno e dell’astinenza al Mercoledì delle Ceneri, al Venerdì Santo, alle vigilie dell’Immacolata e di Natale, a esercitarsi nella pratica delle virtù cristiane e specialmente in opere di carità verso i bisognosi (decr. S.Congr.Conc. 28-1-1949; A.A.S., XLI, 1949, p. 32 ss).

RIFLESSIONE

Chi osserva fedelmente i digiuni e le astinenze prescritte o consigliate dalla Chiesa adempie indubbiamente l’obbligo della penitenza e soddisfa in gran parte le pene dovute ai suoi peccati.

ESEMPI

  1. Il digiuno di Gesù: “Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo, e dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti ebbe fame” (Mt 4,1-2).

  2. Mosè prima di morire ricordò al popolo come egli lo aveva salvato dall’ira sterminatrice di Dio per mezzo della preghiera e del digiuno. «Or quando io scesi dalla montagna (il Sinai) ardente, con le due tavole (del Decalogo) nell’una e nell’altra mano, e vidi che voi avevate peccato contro il Signore Dio vostro e che avevate fatto un vitello di getto, abbandonando ben presto la via che Egli vi aveva mostrato, gettai dalle mie mani le tavole e le spezzai sotto i vostri occhi. E mi prostrai come prima davanti al Signore, per quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane né bere acqua, a causa di tutti i vostri peccati, da voi commessi contro il Signore, da provocarlo all’ira, e tali da farmi temere che Egli nella sua indignazione e nella sua ira, eccitato contro di voi, non volesse sterminarvi. Ma il Signore mi esaudì anche questa volta» (Dt 9,15-19).

n. 220 A che obbliga il digiuno ecclesiastico?

Il digiuno ecclesiastico obbliga all’astinenza da determinati cibi e da altri pasti oltre il pranzo: è consentita però una seconda refezione leggera.​

Il digiuno ecclesiastico obbliga all’astinenza da determinati cibi e da altri pasti oltre il pranzo. – “La legge del digiuno prescrive che non si prenda più di un pasto al giorno” dichiara il Codice di Diritto Canonico (can. 1251, 1).

bottom of page